Perchè il carcere di Bollate

Testimonianze dal carcere

Catia Bianchi e Angela Tommasin

Catia Bianchi è educatrice presso il carcere di Bollate Angela Tommasin è una ex detenuta e ex membro della Commissione Cultura all'interno del carcere di Bollate

Dopo lunghi periodi di permanenza in un ambiente dove anche le decisioni più basilari sono imposte dall’alto, la detenzione può minare significativamente la fiducia dell’individuo in se stesso e, di conseguenza, portarlo a delegare le proprie scelte ad altri anche una volta terminata la pena. Attraverso questo processo, quindi, si vuole rigenerare questa coscienza civica tra i detenuti, rendendoli più consapevoli, autonomi e responsabili delle proprie scelte. Addirittura, si vuole mostrare loro un modo alternativo di vivere in una comunità, qualsiasi essa sia, e far sperimentare la bellezza di farlo secondo regole giuste ed eque, oggi dentro ma domani anche fuori dalle mura di un istituto di pena.

In una società democratica, la piena integrazione dell’individuo consiste anche in una partecipazione attiva e consapevole ai processi decisionali della propria comunità e nello sviluppo delle necessarie capacità per farlo (condivisione del proprio know-how, ascolto attivo degli altri, deliberazione sulla gestione del bene comune). E noi siamo infatti che anche i detenuti, così come i cittadini, una volta messi nelle condizioni di decidere direttamente per il bene comune e dei propri compagni di cella, diventano responsabili delle proprie azioni e lo fanno bene!